Primato di Pietro

Consegna delle chiavi (dettaglio), Perugino, Cappella Sistina, Città del Vaticano

La Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa e gran parte delle Chiese riformate riconoscono che Pietro avesse un ruolo particolare tra gli apostoli[1]. La questione è molto dibattuta, infatti resta il fatto che un ruolo particolare lo hanno avuto anche Giovanni evangelista, come testimoniato in diversi brani del Vangelo[2], Andrea (il Primo chiamato) e Giacomo che presiedette il primo concilio ecumenico, tenutosi a Gerusalemme (alla presenza dei Dodici e di Paolo). Proprio per questo l'entità del primato di Pietro (primatum Petri) è oggetto tra le confessioni cristiane di dispute dottrinali, che influenzano anche la dottrina sul primato papale, oggi riconosciuto solo dai cattolici.

La questione dottrinale riguardante l'unità della Chiesa e la natura dell'autorità, era in origine radicata nella politica e nella cultura. Soprattutto dopo la fondazione di Costantinopoli da parte dell'imperatore Costantino, l'Oriente e l'Occidente si trovarono di fatto divisi. Costantinopoli divenne la città più importante dell'impero. La divisione politica in Pars Occidens e Pars Oriens aveva accresciuto le differenze, comportando un indebolimento politico, economico e militare dell'Occidente. A fronte della decadenza di Roma, già iniziata ancor prima dell'avvento di Costantino, Costantinopoli continuava a crescere e l'imperatore vi aveva la propria residenza. Questa separazione, in campo religioso, si traduceva nell'aumento della distanza tra Roma e Costantinopoli.

La concezione che un "corpo" deve poter avere un capo per mantenere tale unità fu interpretata in maniera diversa in Oriente e in Occidente:

  • l'Oriente restava ancorato alla tradizione ignaziana (Ignazio di Antiochia, successore di San Pietro nella sede sira), che affermava che la Chiesa era unita al proprio vescovo e «laddove c'era il vescovo lì c'era la Chiesa». Tale visione vedeva tutti i vescovi operare insieme in armonia e nessuno aveva autorità sugli altri. La chiesa d'Oriente aveva, come oggi, un carattere prevalentemente sinodale;
  • in Occidente prevaleva una concezione verticistica, descrivibile con l'immagine della piramide. Alla base di essa vi è la totalità dei fedeli, più in alto i consacrati, ancora più in su i vescovi. Ciò comporta che nel cattolicesimo il vertice della piramide è costituito dal vescovo di Roma (che i cattolici considerano "vicario di Cristo", unico e vero capo della Chiesa): questo è il senso del primato per i cattolici. Diversamente, nella Chiesa ortodossa il patriarca di Costantinopoli assume solamente il ruolo di Primus inter pares, ciò per effetto della collegialità e dell'autonomia di ciascun vescovo (all'interno della propria comunità dei fedeli) e della natura teologica della funzione episcopale. La concezione del Primus inter pares sta alla base del mito della presunta Pentarchia presente nella Chiesa dei primi secoli, ovvero una chiesa collegiale che vedeva la partecipazione di tutti i vescovi, coordinati dai Patriarchi delle sedi di Costantinopoli, Roma, Antiochia, Alessandria d'Egitto e Gerusalemme.

Benché molti siano i passi del Nuovo Testamento in cui si parla di Pietro, il dibattito si riduce spesso alla discussione sul significato e la traduzione del verso 16,18[3] del vangelo di Matteo, ma ce ne sono diversi in cui si parla anche degli altri Apostoli, e la discussione tra esegeti e teologi (alla ricerca del vero significato) è oggi ancora aperta.

  1. ^

    «Basandosi sulla testimonianza del Nuovo Testamento, la Chiesa Cattolica insegna, come dottrina di fede, che il Vescovo di Roma è Successore di Pietro nel suo servizio primaziale nella Chiesa universale; questa successione spiega la preminenza della Chiesa di Roma...»

  2. ^ R. Alan Culpepper, Anatomy of the Fourth Gospel, pag. 134.
  3. ^ Mt 16,18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

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